Dicono di Me

Eugenia Romanelli

/ Il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2012

Il filo conduttore è il corpo umano, maschile e femminile. Un corpo che si espande e che si comprime tra le corde del bondage, che cambia forma e consistenza fino a smaterializzarsi nella sua rappresentazione virtuale. [..] Non solo contenitore dell’anima o puro recipiente di pensieri, non più semplice interfaccia percettiva col mondo esterno, il corpo diventa proiezione e realizzazione tangibile della mente: “Come una corda che vibra e produce suono – spiegano gli ideatori – la mente, il pensiero-vibrazione interiore, si manifesta attraverso il corpo che a sua volta può essere ricodificato in molteplici forme”.[...] Il primo atto di AcCordaMENTI, realizzato e portato in scena nel 2011, ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica proprio per il coraggio di traslare la ricerca artistica oltre la barriera stessa dell’arte, ambientandola nella vita quotidiana, parlando a tutti, invitando ogni persona a confrontarsi ragionando e facendo esperienza a partire da se stessi, attraverso il proprio corpo.

Sonia Caporossi

/ Critica Impura

Isabella Corda, in arte DolcissimaBastarda, è una rope stylist e bondager. E c’è della bellezza, della compostezza di natura estetica profonda in ciò che fa. Un classicismo rivoluzionario, quasi un ossimoro nel suo modo di insalamare un corpo umano fino ai più intimi recessi di pelle. [...] Una forma d’arte, di body art complesso che non utilizza i fluidi corporei bensì un’estensione, un’espansione esteriore di natura fibrinogena, una sorta di appendice canapacea delle fibre del corpo, dato che le corde archetipiche, per l’essere umano in quanto tale, sono i nervi: un bondager, in fondo, non fa che porre il fascio dei nervi di canapa in vista su un corpo rigirato come un guanto.

Vitaldo Conte

Critico d'arte, Artista, Docente di storia dell'arte all'Accademia di Belle Arti di Catania / Pulsional Gender Art, Avanguardia 21

Isabella in arte DolcissimaBastarda incontra, nel 2005, coinvolgendosi, l’antica arte del bondage,sviluppando la sua passione perle corde, anche attraverso dimostrazioni in eventi romani. Dalla fine del 2009 diventa performer e rope stylist, sperimentando fusioni creative tra bondage e corporeità. Si trasforma in stilista del corpo, attraverso lo scorrere delle corde, dei nodi Shibari, e di laboriosi intrecci che determinano nuove, possibili installazioni umane. Così nasce il fashion bondage: il corpo diviene oggetto animato, grazie a «fibre intrecciate che lentamente diventano calde carezze, effusioni d’amore che lentamente scompaiono per diventare tutt’uno con il corpo che veste e trasforma».

Gioia

/ Gioia

La nostra maestra ha una fisicità e una simpatia prorompenti lontane anni luce dallo stereotipo di domina spietata e distaccata di un macchiettistico immaginario sadomaso. Il suo discorso è forte e autorevole, ma non mancano riferimenti alla sessualità che fanno scorrere tra noi una tensione allegra e complice. Bondage viene dalla parola inglese bond, legame, e alla fine del laboratorio, tra saluti e molti sorrisi già meno timidi che ci è chiaro che tra chi blocca e chi viene bloccato, più che la padronanza delle tecniche è fondamentale l’immediatezza della comunicazione e un vincolo ineludibile di fiducia reciproca.